Julius Solaris, top influencer della event industry, esperto dei nuovi trend del settore a livello internazionale, ed Editor di Event Manager Blog, è stato keynote speaker alla 27esima Convention MPI Italia a Treviso, lo scorso 6/8 luglio. Meeticaha avuto di mitico anche questo: uno speaker d’eccezione per la sua prima volta relatore in Italia, il suo Paese d’origine.
Un intervento coinvolgente quello di Julius, fonte d’ispirazione per i tanti colleghi planner e professionisti dell’hospitality e della promozione turistica presenti all’evento. Forti gli applausi ricevuti e grande l’entusiasmo generato dalle sue pillole formative. Il Board MPI Italia al completo lo ha intervistato per raccogliere i suoi preziosi feedback a luci spente.
Julius: Sicuramente un’esperienza favolosa. Un gruppo incredibile. Una delle poche volte che c’è stato un gruppo coeso con tanta voglia di fare per portare avanti la meeting industry in Italia. Dalle location agli eventi satellite, fino alle relazioni degli speaker, come quella di Zorzi che è stata sicuramente di ispirazione per tutti. Tutto splendido.
Julius: Sì esatto, la mia prima volta. Ho un modo di parlare molto diretto solitamente, ma con gli italiani chiaramente lo è di più, essendo l’italiano la mia lingua madre. Non ho dovuto pensare se stessi dicendo una parola correttamente o meno. Tutto più rilassante e più fluido.
Julius: Sono un po’ scettico quando si tratta di speaker motivazionali, persone che portano la loro esperienza di vita. Superato il momento di pathos, poi alla lunga il valore si perde. Non è stato invece il caso di Zorzi, questo perché è stato in grado di applicare la sua esperienza ad un contesto di business. Ci sono stati spunti molto interessanti, come il following vs la leadership. Complimenti per la scelta, che non è mai facile quando si tratta di individuare lo speaker giusto.
Credits: Gaetano Virgallito Ph
Julius: Mi capita per eventi in cui non posso esserci perché sono in viaggio, come per alcuni IMEX in Europa o qualche WEC. Quando 40/50 contatti su Facebook o Instagram condividono foto, si stanno divertendo, commentano positivamente, tu vorresti essere lì con loro. Questo è lo strumento promozionale più forte per gli eventi, che parla più di tante brochure o siti web. Possiamo fare tutta la comunicazione che vogliamo, ma il messaggio orizzontale che manda un partecipante all’evento, durante l’evento, è molto più forte di quello che possiamo trasmettere noi da organizzatori. La #FOMO, però per intenderci, per me vale anche quando mi trovo a Las Vegas ed un mio amico condivide un caffè da Bari (ride, ndr.)
Fino a qualche anno fa brancolavamo nel buio sul vero significato dei social media. La #FOMO sta dando invece nuova linfa all’utilizzo dei social per gli eventi.
Julius: Assolutamente sì. Vedendo su Facebook i commenti delle persone che scrivevano ‘I wish I spoke Italian’ o che scrivevano di volerci essere, significa che avete creato un importante capitale che dovrete sfruttare anche in futuro. Potete riutilizzare i tweet e le varie foto e video, come quelli della splendida location della Chiesa di San Teonisto. Solo durante quella cena mi sono accorto dai miei contatti Facebook che erano presenti all’evento che avete generato sul mio stream di Facebook un gran movimento. Ho visto almeno 10 video con in media 350 visualizzazioni ciascuno. Ovvero, 3500 persone si sono connesse con l’evento solo durante quel momento.
Julius: Assolutamente sì. Non si tratta di studiare per recuperare il tempo perso. Il vantaggio dell’era digitale è che le cose cambiano così velocemente che un operatore può fare dei salti immediati – come l’India ha fatto passando dal livello 0, tecnologicamente parlando, direttamente agli smartphone – acquisendo un vantaggio competitivo immediato.
Parliamo di experience, per esempio. L’Italia è posizionata benissimo, perché il mix Storia/Cultura/Cibo/Tradizioni, variegate ogni 10km di distanza da un luogo all’altro, permette di creare esperienze naturali che invece altrove sono create artificialmente. In Italia c’è un ‘real deal’ che dà un vantaggio sfruttabile strategicamente. Ai meeting planner internazionali occorre far capire che in Italia siamo unici e non c’è un’altra destinazione che ha questa unicità.
Credits: Gaetano Virgallito Ph
Julius: Se l’experience italiana è l’aspetto per me Cool, l’Out lo ritrovo nella propensione a lamentarsi non vedendo i propri punti di forza. Durante l’evento ho parlato con dei colleghi. Si lamentavano di come a volte le cose siano un po’ stagnanti. Nulla di strano. Lo stesso accade in Inghilterra, accade in America, accade ovunque perché è fisiologico dire ‘però, se fosse diversamente…..’. L’impressione che ho avuto a Treviso, invece, anche osservando i giovani che hanno partecipato attivamente, è che c’è un grande sforzo creativo. Si sente il cambiamento e chi viene da fuori, come me, lo vede subito. Magari per voi non è percepibile nell’immediato, ma dall’esterno è chiaro il cambiamento in corso.
Julius: No. Io personalmente ho avuto tanto dagli eventi. Lo stress c’è in ogni professione. Chi lavora nella nostra industria è ‘addicted’, dipendente dall’adrenalina che gli eventi danno, un po’ come lo si è dal caffè. Il professionista degli eventi non sente lo stress, se lo mangia a colazione, lo vive come una normalità: dallo speaker che non si presenta al buffet che non è pronto. C’è un contingency plan per questo motivo e ci si muove di conseguenza. Il professionista si distingue per questo.
Julius: Il ruolo che MPI deve avere sempre di più nel panorama sia nazionale che internazionale è far capire come si sta evolvendo l’industria attraverso dati, esperienze, case study. Occorre scavare e capire, sia guardando tra i propri membri sia osservando lo scenario internazionale, cosa sta cambiando. Lo scopo è dare un servizio ai propri soci per capire come adeguarsi alle nuove tendenze e come reagire a problemi macro, dal terrorismo ai cambiamenti economici attorno a noi. MPI deve puntare sul servizio.
Grazie Julius a nome del Board MPI Italia 2018-2019
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